Quest’oggi vorrei parlarti, viandante, della relazione sentimentale, intesa come possibilità di un enorme salto di consapevolezza e, se glielo lasciamo fare, di liberazione da molte contratture chiamate traumi. Paradossalmente sembra invece che queste ne creino di nuovi, e di fatto è anche così.
La filosofia del Divino è molto strana, usa le rughe come nuove geografie dell’anima, le piaghe come trofei di consapevolezza in essere, le pene come potenzialità all’illuminazione, intesa come interruzione della sofferenza… insomma, mai più di così è vera l’esclamazione che Dio ha nascosto il paradiso nell’inferno!
Vogliamo sapere chi noi siamo? E come siamo arrivati a esserlo? … Innamoriamoci! Amiamo!
Questo include certo il disinnamoramento, le disaffezioni, le separazioni, gli abbandoni… ma anche la gioia e la contemplazione del Divino in terra per i più fortunati, intesi come coloro che più sono in grado di alzare l’orecchio del cuore. Eppure, dopo ogni caduta di questo tipo, non sembra mai così, anzi, nel dolore della disgrazia alla quale crediamo di appartenere, ci sforziamo per sollevare la nostra pelle, senza renderci conto che noi non siamo lei, né le nostre ossa.
È molto difficile, in un straziante abbandono, vedere il lato buono e santo. Per lo più accade che ci sentiamo depositati a terra, mentre avevamo passato un dato tempo a navigare tra le nuvole rosee dell’innamoramento. Ci sentiamo allora appartenere al “club degli sfigati”, dei non amati, dei perdenti, di quelli che, per eccesso di gentilezza si sono fatti accadere il peggio. Ci sentiamo a questo punto sconfitti, falliti, ma soprattutto ingannati.
Se solo potessimo, viandante… Se solo potessimo sollevarci da quella coperta spessa di letame che ci tiene così a terra a imputridire con rancori e rimorsi, nella peggiore delle ipotesi rimpianti… Se solo vedessimo al di là del sogno chiamato maya… Se solo potessimo osservare da altre prospettive, ben più luminose e funzionali…
Sai cosa ci troveremmo, mio caro? … Un sorriso!
Il sorriso dell’anima che ha capito, ha imparato e ringrazia il corpo per l’ennesima vetta scalata, sulla quale lei, l’anima stessa, ci ha preparato un banchetto.
Le relazioni sono l’espressione dell’anima, un suo modo per sentirsi d’esistere, importante e giusto, tanto quanto il sentirsi esistere dell’ego quando fa qualcosa di “ammirevole e buono”. Cicatrici intese come autografi di Dio, caro compagno di viaggio, segni indelebili che dimostrano che siamo vivi e abbiamo amato. Ci abbiamo creduto e ora, se l’ego sta zitto, ci vedremo la possibilità, mai la mancanza, anche quando l’alba tarda, in troppe relazioni, ad arrivare.
Credici! Tu, tifa per te!
Attento a non sbagliarti mentre cammini; non ti sei persa, anima viandante, sono solo i tuoi confini a essere enormi, e non stai facendo altro che girarci intorno! Se solo potessi sollevarti da tali sventure, potresti vedere dove inizi e dove finisci, e allora il sole ti abbaglierebbe perché, dove termini tu, mia cara, nascono nuovi orizzonti di Colui con il quale abbiamo condiviso un viaggio, e da lì si espandono nuovi modi di esistere ed essere, che ci condurranno all’infinito Suo Nome.
Se riuscissimo a capire questo, non vedremmo più il fallimento dentro di noi, ma, tra le parentesi di nuvola quali sono le intemperie emozionali, ci troveremmo il mare calmo dell’esistenza, immutabile nel tempo, che conserva la buffa mascherata di quella gran messa in scena che è la vita.
Una strada nella via. E un cartello da leggere ne indica la percorrenza:
Ho sbagliato perché ho amato. Ho amato perché sono vivo. Sono vivo perché amo. Amo e sbaglio sempre. Per questo posso dire “Sono vivo!”
…caspita che ossigeno di pensiero Monia!!!
Voglio assimilare questi concetti per vivere alla grande la mia esistenza.
Grazie di cuore!!!
Michele
Oggi sono più saggia se ho imparato dalle relazioni di ieri 😉