Caro viandante, la felicità non sta semplicemente nel NON provare tensioni, così come la vita non sta nel semplice sopravvivere o tirare avanti senza malanni! Si tratta di porre attenzione ad equazioni ben diverse: il concetto davvero interessante è che si può essere felici anche con una vita intercalata da disguidi e rallentamenti, come si può essere anche dei perfetti infelici nonostante si abbia una vita che scivola fluidamente.
C’è da accorgersi!
Praticare le vie verso la felicità è un po’ come praticare la strada dell’assenza di stress: quando si è tesi, è perfettamente inutile cerare di esserlo di meno, o provare a rilassarsi. Preoccuparsi della tensione non farà altro che accrescere la tensione stessa! Si potrà invece tornare in equilibrio, portando la propria attenzione nella direzione di qualcosa di leggero, di futile…
Se ci riuscisse a cogliere il banale, viandante, gioire per lo scontato, per il solo fatto che respiriamo, e bene e senza dolore, senza un supporto meccanico per esempio!
Il punto è che spesso scivoliamo nello scontato e appurato, capendone la sua importanza solamente durante un periodo di assenza dell’oggetto, della persona, dello stato normalmente presente nelle nostre vite. È necessario cogliere ciò che c’è e da questa scoperta gioire per il solo fatto che riconosciamo quella data cosa o quel fatto, come interamente nostro, creato perché noi ce ne accorgessimo. Invece, per poter essere felici, rilassati o appagati, ci sforziamo di esserlo, viandante, con il risultato opposto naturalmente!
Il fatto è che la felicità è come l’amore che arriva quando meno te l’aspetti.
Accade che l’aspettativa contenga in sé una pesante carica intrinseca che ha le frequenze di ansia da prestazione. Questa ansia si aggrava quando esiste un altro componente: la perdita di ciò che abbiamo faticosamente ottenuto per paura di perdere. Fenomeni interessanti e buffi! In realtà siamo concentrati nelle direzioni dei nostri cliché di come dovremmo essere per essere di successo, tutti stetti-stretti e omologati dai sistemi indotti dalla società, credenze e modi di pensare che invece, a ben vedere ci allontanano dalla gioia, che si cela invece tra le pieghe dello scontato.
Vorrei raccontarti una storia, viandante:
Un europeo va in vacanza in un isola incantevole, dopo tanta fatica e duro lavoro era arrivato il periodo della vacanza. In questo paese di mare, viveva gente umile, che viveva di pesca. Il primo giorno decise di fare una passeggiata per perlustrare l’isola e incontrò un pescatore. Egli era comodamente appoggiato alla sua barca, mentre si fumava tranquillamente la pipa. L’europeo che era un imprenditore gli chiese come mai non fosse uscito a pesca. Il pescatore allora gli disse che in quel giorno aveva pescato a sufficienza. L’imprenditore allora gli chiese come mai egli non pescasse più del necessario, guadagnando dei soldi in più e potendo in questo modo comprarsi altre barche, nonché potersi permettere manovalanza. Allora il pescatore gli chiese perché mai avrebbe dovuto farlo, cosa ne avrebbe avuto in più con queste azioni. L’imprenditore ancora più stupefatto gli rispose che con più soldi e del personale che lavora per lui, potrà permettersi di godersi la vita, come lui che era in vacanza. A quel punto il pescatore che non si era mai scomposto dall’inizio della conversazione, gli rispose che era esattamente ciò che stava facendo ora, per l’appunto: godersi la vita!
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Grazie!!! Sincornicità perferra.. è quello che stavo giusto pensando ieri! Grazie, grazie, grazie!!!
….per l’appunto ”punti di vista”…anche la felicità non è ”oggettiva”,ma per ognuno è un ”traguardo” diverso…il pescatore,soddisfatto,non aveva bisogno di ”quell’in più” dell’imprenditore…il pescatore svolgeva il suo lavoro,amandolo,e si fermava per il suo riposo,godendo di quei momenti…attimi di felicità….poi se pensiamo appunto,che la felicità è un ”fatto interiore” e che non dobbiamo aspettarci dall’esterno ”qualcosa” che ci dia felicità….ma siamo noi stessi,con la nostra essenza più vera,fonte della nostra gioia,che magari poi abbiamo desiderio di condividere con chi è in sintonia con noi….senza appunto le temibili aspettative intrise di ansia,come sottolinea Monia….buon cammino a tutti! 🙂
ho uno slogan che ormai è entrato in tutte le cellule del corpo e come tale lo vivo: non cerco la felicità, perché la felicità è la conseguenza di ciò che pratico, manifestare il Divino che è in me. Questo, per quanto mi riguarda, è la quiete dell’anima che ha reso meravigliosa la mia vita, disguidi compresi.
caraMonia, ti seguo, silente ma attenta…e vorrei chiederti come interpretare, e se interpretare o no, il fatto che da circa un mese mi trovo davanti spesso il numero 23…sincronicità?
A mio avviso per essere felici occorre prima di tutto chiarire in concetto di felicità, cioè realizzare una volta per tutte che i soldi e il potere non servono al raggiungimento della felicità, ma soltanto a generare ulteriori bisogni, a loro volta interpretati come falsi traguardi per trovare la serenità. Per capire veramente come essere felici occorre accettare totalmente che la felicità dipende soltanto dall’essere amati, e per essere amati servono rapporti sereni e sinceri con gli altri.