Caro viandante che mi leggi, devi sapere che la maggior parte dei nostri pensieri non sono nostri! A noi appartiene solo l’1% di quello che pensiamo. Il resto sono etichette, sono credenze.
L’ambiente che abbiamo creato nei primi sette anni di vita condiziona tutto il nostro modo di vedere le cose nella vita futura. Avviene che, se siamo cresciuti in un buon ambiente e abbiamo pochi traumi, và tutto bene, in caso contrario iniziano i problemi, perché il resto della vita trascorrerà cercando di ripristinare il programma infantile sfunzionale. L’ambiente è ciò che ti insegna come vivere, non è te, ma te lo fa credere fortemente!
L’unico modo per toglierci gli occhiali attraverso i quali guardiamo il mondo, che ci sono stati infilati dai nostri genitori, è l’ACCORGERSI.
L’ambiente occupa solo alcune stanze del nostro castello, le altre sono occupate da altre dinamiche, ben peggiori!
Tra queste, la meno nociva – e quindi in qualche modo la migliore – è l’inquinamento elettromagnetico, che disturba i nostri pensieri che, a loro volta, sono composti di elettromagnetismo.
Le interferenze elettromagnetiche impediscono o rendendo difficoltosa la comunicazione tra i due emisferi cerebrali, che non riescono più in modo fluido, a scambiare dati a livello elettrico, mettendoci in uno stato quasi ipnotico e privandoci della capacità di elaborazione.
Le interferenze elettromagnetiche ci impediscono di utilizzare la parte anteriore del cervello, dove è insita la coscienza e la consapevolezza, costringendoci ad utilizzare quella retrostante, il cervello rettiliano, la parte primordiale ed istintiva del nostro cervello. Quando usiamo la parte retrostante, usiamo tutto quello che ci ha insegnato l’ambiente, quindi utilizziamo vecchie soluzioni a nuovi problemi, ovviamente con scarse possibilità di cavarcela.
Nella parte anteriore del cervello, il programma è ben più lento, ma è l’unico
ad offrirci nuove soluzioni a nuovi problemi. Il che significa che, in caso di decisioni improvvise, è la parte posteriore che agisce, senza consapevolezza e quindi, senza evoluzione.
Attenzione a quello che pensiamo!
Se non usiamo la parte anteriore del cervello, rischiamo di trovarci confinanti in un angolino del nostro Castello, senza poter occupare tutte le stanze che dovrebbero essere di nostra proprietà.
Oltre a tutto questo c’è anche di peggio: esistono i piani interdimensionali.
Quando ci accorgiamo che i nostri pensieri non sono nostri, ci chiediamo ad esempio: “perché ho dato una risposta che non è da me?“ vuol dire che siamo, in quel momento, in mano ad una di queste forme di energia.
Bisogna quindi imporsi la regola di avere un’ecologia di pensiero molto avanzata e ben strutturata. Una forte presenza ci fa ottenere una buona capacità di “esserci” e di essere padroni della nostra vita e di tutte le stanze di quel castello quale noi siamo, nella nostra interezza.
Re- impossessiamoci di noi!
Ne va di me, ne va di te, ne va di noi!
Buona vita.
Carissima Monia, Ti ringrazio dello splendido lavoro che hai messo a nostra disposizione di
Ricercatori, sia la spiegazione che la meditazione hanno contribuito al mio ultimo progresso,
sono molto soddisfatta di averla praticata. Anche il Mantra. Grazie ancora. Buon proseguimento
del viaggio.
Ciao Roberta! Mi fa davvero felice leggervi, accogliere le vostre-nostre riuscite mentre cerchiamo e spesso troviamo il nostro “accorgerci” di parti di noi che sono cambiate. E’per me una gioia immensa sapere di aver potuto, con cose semplici ma efficaci,offrire un contributo al vostro essere di successo per voi stessi.
Lavorare su di sé è l’inizio di una relazione con il nostro Essere Superiore, destinata a durare per sempre.
Era da un po’ di tempo che non davo una sbirciatina al tuo blog e l’ho fatto oggi memore anche della danza fatta a marostica.
L’articolo lo ha scritto tu si ma mentre lo leggevo mi vedevo un amico, che conosci anche tu, che da un palco mi ha spesso ripetuto gli stessi concetti.
E che poi alla fine mi dice sempre. Nulla accade per caso 🙂
E se lavoraste a qualche idea assieme?
Grazie.