LA VISIONE DI DIO
Nel canto XXXIII del Paradiso è splendida l’invocazione a Maria, per i riferimenti alla sua bellezza di donna e di madre e alla sua potenza, ora, di Maestro asceso.
Dante è consapevole di quale sia la sua altezza e la sua importanza tra gli Illuminati: una donna davvero illuminata, dalla luce della Grazia di Dio, nella sua semplicità e generosità.
A tale generosità San Bernardo ricorre, che acconsenta a Dante di avvicinarsi al mistero ineffabile di Dio, perché goda del sommo piacer.
Tutte le più emozionanti esperienze che la vita riserva, non puoi raccontarle agli altri, le parole non bastano e loro non capirebbero. L’unico linguaggio un po’ più adatto sembra essere quello dell’universo: i simboli.
Per questo Dante vede tutto come in un quaderno rilegato che si squaderna. E’ fatto di tante pagine, ma è sempre uno, un quaderno, e quello che il quaderno contiene va per l’universo, ma s’interna lì.
E soprattutto tutto è legato con l’amore, perché Dio è amore, la forza che move il sole e l’altre stelle, perché nulla assume significato, davvero, se non c’è l’amore, tutto senza amore è solo una finzione.
E Dante è irresistibilmente attratto dalla visione di Dio, come tutti noi quando riconosciamo l’amore autentico.
A un certo punto del canto sei col fiato sospeso in attesa della descrizione che Dante dà di Dio e che dovrebbe superare ogni nostra facoltà immaginativa, degna del sommo poeta: tre giri, di tre colori e d’una contenenza!
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo!
Il mistero della Trinità.
Ma è geometria!
Non devi stupirti: tutto il mondo è una perfetta armonia, l’uomo è un miracolo di proporzioni, entra nella perfezione architettonica delle cattedrali…
In uno dei giri Dante vede l’uomo: noi siamo i figli amati dal Padre, Dio è il nostro amorevole genitore, in ogni cosa creata soffia il respiro della vita. E’ per questo che dobbiamo avere fiducia nei venti che ci portano. Guida la nostra nave un timoniere di eccezionale valore.
Viene ribadito l’invito: ad onorare la vita sempre (guarda un po’ dove Dante colloca i suicidi! nell’inferno e privi per sempre, anche dopo il Giorno del Giudizio, del corpo che hanno disprezzato), in tutti i suoi aspetti e qualsiasi cosa accada, ad amare noi stessi e gli altri riconoscendo in noi e in loro la natura divina.
Namastè.
Di Chiara Pesavento
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